Firenze – E’ rivolto alle donne residenti in Comuni toscani, madri di bambini (nati fra il 1 gennaio 2009 e il 31 maggio 2011) che non beneficiano di altri rimborsi o sovvenzioni economiche per iscrivere i propri figli presso un servizio educativo privato per la prima infanzia, l’avviso pubblico adottato dalla Regione Toscana per realizzare “progetti di conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa“.
L’importo massimo del buono servizio erogabile al Comune per ciascun soggetto assegnatario ammonta a 2mila euro e c’è tempo fino al 9 settembre per la presentazione dei progetti.
Gli uffici della Regione Toscana, terminata l’istruttoria sui progetti presentati, assegneranno ai Comuni le risorse disponibili: ciò con buoni servizio e in modo proporzionale rispetto alla considenza della lista di attesa.
“Questo intervento – spiega Stella Targetti, assessore regionale a scuola, università e ricerca – sostituisce lo strumento dei voucher infanzia con cui negli anni passati eravamo intervenuti per sostenere le famiglie i cui bambini non erano stati accolti in nidi comunali: erano infatti emerse alcune problematiche, ad esempio i lunghi tempi per erogare i contributi alle famiglie, che con il nuovo strumento pensiamo di superare”.
Quanto alle risorse disponibili per il “progetto conciliazione mamme” (questa la dicitura che i Comuni devono usare presentando i progetti) le notizie non sono buone.
“Nell’anno educativo precedente – prosegue l’assessore Targetti – potevamo sostenere i voucher con un finanziamento complessivo di 3,7 milioni di euro di cui 1,5 di provenienza FSE e utilizzando il resto con risorse statali. Per il prossimo anno educativo possiamo disporre, per i buoni servizio, soltanto di un milione e mezzo di euro, tutti di provenienza FSE, imputabili oltretutto al 2012 avendo il settore Infanzia già impegnato tutte le risorse a sua disposizione. Ci auguriamo di poter trovare fondi ulteriori, ma – conclude la vicepresidente di Regione Toscana – la situazione appare decisamente critica e a pagare saranno, purtroppo, le fasce più deboli”.
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