(Articolo di Matteo Fabiani) – L’azienda biomedicale Esaote è specializzata nella diagnostica per immagini, rappresenta un vero punto di riferimento nel settore. Eppure da qualche tempo le cose non vanno più tanto bene e per la precisione da quando è stata decisa una riorganizzazione dei siti produttivi di Firenze e Genova: ciò si concretizzerebbe nell’accentramento della ricerca a sviluppo con la creazione nel capoluogo ligure, mentre in quello toscano con la creazione di un grande centro per la realizzazione di apparecchiature a ultrasuoni, con l’obiettivo di espandere le attività anche nel Sudest asiatico.
In tutto questo il primo piano di riorganizzazione industriale prevedeva che i 247 lavoratori sarebbero stati ridotti a 232, mentre quello attuale, presentato lo scorso 8 aprile in occasione dell’incontro tra azienda e rappresentanti sindacali di FIM e FIOM presso il Ministero dello Sviluppo Economico, prevede il passaggio ad un massimo di 212 dipendenti: oltre a ridurre ulteriormente il numero degli occupati, le sigle sindacali non sono convinte neanche sul piano della ridistribuzione dei dipendenti nei reparti, soprattutto nel settore della progettazione e produzione sonde.
Il Segretario FIOM di Firenze Daniele Collini ha fatto il punto della situazione spiegando che che “abbiamo seguito il consiglio del Ministero, cioè portare avanti una serie di incontri con i rappresentanti aziendali, dal momento che eravamo e tuttora siamo scettici sulla riduzione dell’organico, perché comporterebbe una minore efficienza dell’impianto.
L’azienda di Firenze risulta essere la più importante in Italia in questo ambito, eppure anche oggi ha rifiutato un incontro con noi per giungere ad un accordo, cosa incomprensibile se si pensa che questa inattività, che ormai si prolunga da più di un anno, può soltanto favorire la concorrenza”.
Un altro problema, tutt’altro che secondario, viene spiegato da Flavia Capilli, membra di FIM-Cisl: “il nuovo piano riporta che a Firenze dovrebbe sorgere l’hub logistico mondiale ma anche questo consisterà, nella pratica, solo in un magazzino di pochi metri quadrati più grandi di quello attuale. Questo, pur ottimizzando la situazione odierna, non potrà produrre né nuova occupazione né un aumento del valore aggiunto dello stabilimento di Firenze, che ha già perso un reparto strategico come quello della Ricerca e Sviluppo software.
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