Prato – Commercializzavano indumenti usati, spesso raccolti da associazioni no profit, rimettendoli sul mercato senza provvedere al loro trattamento igienico o smaltendoli illecitamente: i carabinieri di Prato, Napoli, Treviso e Udine hanno eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dal Tribunale di Firenze con le accuse di traffico illecito di rifiuti.
Agli arresti sono finiti imprenditori e autotrasportatori che gestivano a vario titolo il traffico di rifiuti: l’operazione faceva capo ad un’azienda di recupero tessili di Montemurlo, la Tesmapri, gestita da padre e figlia, entrambi arrestati, che raccoglieva indumenti usati, spesso comprandoli da associazioni no profit, per rivenderli ad una ditta campana, la “Enzo srl”, che a sua volta ne curavano la commercializzazione sul territorio campano e estero, in particolare la Slovenia.
Per essere commercializzati gli indumenti avrebbero dovuto subire un particolare trattamento di cernita e successiva igienizzazione che però, secondo quanto ricostruito dall’indagine, non veniva effettuato, con notevole risparmio di costi da parte dell’azienda: gli abiti migliori quindi venivano rimessi in vendita nei mercati locali così com’erano con rischi per la salute degli acquirenti, mentre gli stracci venivano smaltiti illecitamente, ad esempio bruciandoli lungo le strade.
A garantire il trasporto era un imprenditore friulano che gestiva numerose società tra Udine e Napoli.
Secondo quanto reso noto dai CC il traffico era particolarmente fruttuoso: i rifiuti, acquistati alla raccolta a 10 centesimi al chilo, venivano rivenduti ai commercianti a 40, risparmiando illecitamente su tutte le spese di trattamento e sostenendo solo quelle di trasporto di circa 2-3 centesimi al chilo. In un anno il quantitativo di indumenti trasportati poteva arrivare a 26 milioni di tonnellate, con un giro d’affari di decine di milioni di euro.
Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati l’impianto ed i beni aziendali della Tesmapri, nonché 11 autocarri e 3 autovetture, per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro.
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