Firenze – Bisogna investire sulle buone idee imprenditoriali per rilanciare la Toscana.
Questo l’appello lanciato oggi dal Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, durante un incontro organizzato dalla Cgil Toscana all’Università di Firenze su crisi e nuovi modelli di sviluppo.
Attorno al tavolo c’erano proprio tutti: sindacati, banche, aziende e studiosi.
“Quello che dobbiamo temere – ha aggiunto Rossi – è l’eccessivo localismo, la frammentazione corporativa e il guardarsi troppo indietro, ovvero una Toscana troppo seduta. Serve invece più dinamismo. E il ruolo del pubblico può essere determinante”.
“Una pubblica amministrazione più snella e produttiva può aiutare lo sviluppo – ha continuato -. Abbiamo iniziato e continueremo in questa opera e una partita importante riguarda i servizi pubblici, che contano da soli il 4% del Pil. Oggi ci sono più di ottanta società che gestiscono acqua, gas e rifiuti: pensiamo di arrivare a non più di cinque o sei”.
“Dobbiamo investire sul manifatturiero e l’industria – ha sottolineato Rossi -, ma senza dimenticarci i servizi alla persona dove oggi c’è troppo sommerso. Dobbiamo soprattutto valorizzare quelle 500 medie imprese toscane che hanno saputo reagire alla globalizzazione e che nel pieno della crisi non hanno perso il 15 o 30% ma solo il 2 o 3% ed ora stanno tornando a crescere”.
“Da qui dobbiamo ripartire: facendo delle scelte certo, evitando bandi e finanziamenti a pioggia ma individuando 15-20 progetti da finanziare e che coinvolgano i distretti. Perché la Toscana non è solo artigianato”.
Non va poi dimenticata la modernizzazione delle infrastrutture: aeroporto di Pisa e Firenze, porto di Livorno e alta velocità in testa. Con una premessa però: “la crisi è stata causata dal capitalismo finanziario – ha concluso Rossi – ma non può essere fatta pagare solo ai cittadini e allo stato sociale, come fa il governo tagliando le risorse che servono ai servizi”.
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