Firenze – Una regione a forte rischio idrogeologico dove ancora troppo poco viene fatto per la prevenzione e dove però esiste una buona pianificazione dell’emergenza: è la fotografia della Toscana che emerge dalla campagna nazionale di monitoraggio e prevenzione “Ecosistema Rischio 2009” realizzata da Legambiente e dal Dipartimento della Protezione Civile.
La Toscana risulta esposta al rischio di frane e alluvioni nel 98% dei comuni, compresi i dieci capoluoghi di provincia; e in ben sette Province su dieci (Firenze, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Prato, Pistoia) tale percentuale sale al 100%.
Dai dati raccolti da Legambiente sono 280 i comuni interessati dal rischio frane o alluvioni, con uno sviluppo urbanistico e un uso del territorio poco rispettosi dei rischi connessi all’assetto idrogeologico: ad esempio l’edificazione all’interno delle zone di espansione naturale dei corsi d’acqua è un fenomeno in costante crescita in tutta la Regione. Così, nonostante il 93% delle amministrazioni monitorate preveda nei propri piani urbanistici vincoli di edificabilità per le zone a rischio, il 90% dei comuni presenta abitazioni in quelle stesse aree. Solo nel 5% dei casi sono state già avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio. Tra i comuni più virtuosi si segnala Pistoia, unica dei capoluoghi di provincia ad ottenere la sufficienza.
Segnali positivi arrivano, invece, dalla pianificazione dell’emergenza e dall’organizzazione della protezione civile locale: il 95% dei comuni infatti ha predisposto un piano d’emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi.
Secondo Legambiente sarebbe importante però che la politica facesse un passo avanti per mettere in sicurezza il territorio nazionale: una tendenza che sembra smentita dalla Finanziaria dove il Governo, denuncia Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana, avrebbe tagliato fondi destinati a Regioni e Comuni per combattere il dissesto idrogeologico.
Per quanto riguarda la Toscana, invece, Legambiente torna a chiedere con forza che venga realizzato quanto prima il Piano di Bacino dell’Arno: la Valle dell’Arno infatti, secondo l’Associazione ambientalista, è la prima vera emergenza da risolvere per evitare che si verifichino nuove alluvioni come quella del ’66, eventi naturali sempre più possibili visti anche i mutamenti climatici degli ultimi anni.
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