Firenze – Ha un nome complicato leucemia linfoblastica acuta Philadelphia Positiva, e non se ne sente parlare molto perchè l’incidenza non è alta ma per i bambini che hanno la sfortuna di esserne affetti può essere mortale. In Italia si registrano infatti 10 casi all’anno, troppo pochi per essere studiati e confrontati: per questo i 14 maggiori Centri Oncoematologici Pediatrici al mondo si sono uniti, sotto la direzione del Meyer di Firenze, mettendo insieme circa 600 bambini affetti da questa variante di leucemia.
A coordinare lo studio, durato 10 anni, è stato il Dottor Maurizio Aricò, Direttore del Dipartimento di Oncoematologia dell’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze. “La ricerca fa il punto su una rara forma di leucemia a livello mondiale, con numeri che non si sarebbero mai raggiunti senza una collaborazione tra ricercatori di tutto il mondo – ha spiegato Maurizio Aricò – Si tratta dello sviluppo di un lavoro pubblicato nel 2000 su New England Journal of Medicine”. Grazie a questa collaborazione è stato possibile creare analisi statistiche sofisticate e valutazioni cliniche raffinate della efficacia delle diverse cure.
Secondo quanto spiegato dal dott Aricò, non tutti i bambini rispondono nello stesso modo alle cure: lo studio, pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista della Accademia Americana di Oncologia “Journal of Clinical Oncology”. ha permesso di definire sia il ruolo della chemioterapia sia di appurare che il trapianto di midollo rimane, ad oggi, una strategia vincente per prevenire il ritorno della malattia, una volta ottenuta la remissione. “Abbiamo documentato che nell’ultima decade la chemioterapia ha fatto progressi ma non ci possiamo accontentare di quanto ottenuto, ovvero che meno della metà dei pazienti sono guariti usando la chemioterapia e il trapianto di midollo” ha spiegato Aricò
Il gruppo internazionale infatti è già impegnato in uno studio che esplora l’utilità di aggiungere alla chemioterapia un “farmaco intelligente”, ovvero l’inibitore della tirosina chinasi Imatinib. “I risultati di questo studio, grazie alla collaborazione così ampia, sono attesi per l’anno prossimo e potrebbero spingere ancora più in alto il numero di bambini che guariscono da questa forma rara e aggressiva di leucemia infantile”– ha concluso il dottor Maurizio Aricò
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