Firenze – La crisi economica ha spinto molto donne a sfidare il mercato; a mettersi in proprio ed a rischiare. E’ quanto emerge dall’analisi condotta da Unioncamere Toscana nell’ambito dell’Osservatorio sulle Imprese Femminili, in collaborazione con la Regione Toscana.
Sfiorano, infatti, il tetto delle 100mila unità le imprese femminili in Toscana contribuendo per il 23,8% alle imprese complessivamente registrate.
La Toscana è seconda dopo il Lazio per tassi più alti di crescita dell’imprenditoria femminile.
A livello provinciale aumentano del 3,2% le imprese femminili a Prato, dove forte è il contributo dell’imprenditoria cinese nell’abbigliamento.
Seguono Arezzo (2,4%), Pisa (2,1%) e Lucca (1,9%). Firenze, Livorno, Massa, Pistoia e Siena si attestano tra l’1 e l’1,4%. A Grosseto, dove l’aumento è stato dello 0,4%, resta il primato del più elevato tasso di imprese femminili.
Per quanto riguarda i settori, il commercio si conferma quello a maggior concentrazione di imprese femminili (28% del totale), registrando un aumento dello 0,8%. Cresce anche il manifatturiero (1%), in controtendenza rispetto alla diminuzione delle aziende non femminili (-1,3%). Positivo anche il bilancio nell’edilizia (4,3%) che tuttavia resta un ambito imprenditoriale tipicamente maschile.
L’agricoltura, pur confermandosi uno dei settori della Toscana in cui l’imprenditoria femminile è maggiormente sviluppata (1 azienda su 3 è condotta da donne), sta attraversando invece una fase di involuzione, analogamente a quanto avviene per le aziende maschili.
Attività immobiliari e turismo si confermano fra i settori privilegiati per le donne che hanno aperto un’attività nel 2010 (rispettivamente 2,5% e 2,3%).
Crescono anche le imprese in rosa aperte da cittadine straniere: 6,5% le imprenditrici di nazionalità comunitaria, 8% le non comunitarie. Quanto alle nazionalità, spiccano in ambito comunitario rumene (19,9%) e polacche (11,3%), in ambito extra comunitario cinesi (11,9%), albanesi (22,2%) e nigeriane (14,5%)
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