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Come affrontare la morte dei nostri amici animali? Lo racconta una blogger fiorentina

 

"E' solo un gatto", Elena Angeli

“E’ solo un gatto”, Elena Angeli

Firenze – Chi ha avuto un cane o un gatto sa che gli animali che vivono con noi diventano a tutti gli  effetti membri della famiglia e che la loro perdita è un lutto da elaborare come le altre perdite che saremo costretti a subire nel corso della nostra vita. E non dobbiamo vergognarci della sofferenza che proviamo per la loro morte perché “non sono solo gatti (o cani)” come tanti ci dicono alla loro morte nel tentativo di consolarci.

Ce lo spiega bene Elena Angeli, blogger animatrice dell’associazione Amici di Chicco – che si occupa dell’adozione di gatti anziani –  che sul tema della morte del proprio animale ha scritto un libro.  In “E’ solo un gatto” Elena Angeli esamina in modo analitico il lutto per la perdita di un animale. In un libro dalla prosa scorrevole l’autrice percorre con chiarezza e semplicità tutti gli aspetti della perdita: come vivere il dolore, come raccontarlo ai bambini, come tutelare i propri ricordi, se e come prendere un nuovo animale.

“E’ solo un gatto” è in formato ebook ed è in vendita su Amazon al prezzo di 0.99 euro. Abbiamo incontrato Elena e ci siamo fatti raccontare come e perché è nato questo libro.

Elena come nasce il tuo libro e perché hai deciso di occuparti della “pet loss” argomento diffuso nei paesi anglosassoni poco da noi, in Italia?

Tutto nasce da un post pubblicato qualche tempo fa nel blog della nostra Associazione Amici di Chicco in cui parlavo proprio delle frasi consolatorie e minimizzanti che ci sentiamo dire quando soffriamo per la perdita di un nostro amico a quattro zampe. Dopo la morte del mio Chicco io sono stata malissimo e, tutt’oggi, quando ci ripenso,riprovo forti emozioni. A quel post, intitolato appunto “E’ solo un gatto” sono seguir tantissimi commenti da parti di più utenti, moltissimi dei quali raccontavano di come anche oro stessero soffrendo per la morte del loro animale e di quanta incomprensione questo sentimento suscitava in chi gli stava intorno. A distanza di mesi, questo resta il post più cliccato, commentato e ricercato di tutto il blog. Allora ho cominciato a pensare che in Italia ci fosse veramente bisogno di parlare di questo tema.

Tu affronti il tema delle perdita di un animale in modo analitico: dal lutto come perdita, all’elaborazione del lutto e al suo superamento. Cosa è stato più difficile raccontare?

Scrivere questo libro è stato un po’ rivivere tutti i lutti dei miei gatti che hanno accompagnato la mia vita. E questo non è stato facilissimo. Anche leggere tutti i comment all’interno del blog per poi inserirne qualcuno (i più significativi) all’interno del libro non è stato facile. Tutte le volte mi immedesimavo in quella sofferenza, che soprattutto i primi giorni dopo la perdita, può essere molto intensa.

 Come si racconta ad un bambino che l’animale di casa è morto?

Semplicemente dicendogli la verità. Spiegando la morte è una fase del ciclo vitale ed è una cosa triste ma naturale e che non è colpa di nessuno. Che è normalissimo soffrirne perché vuol dire che gli volevamo bene.E’ importante rassicurare il bambino poi che questa tristezza passerà e che magari, fra un po’di tempo, se tutta la famiglia sarà d’accordo potremo ospitare un altro amico animale che però non andrà mai a sostituire chi abbiamo perduto.

Tu ribadisci nel tuo libro che gli stadi del lutto sono gli stessi sia che si tratti di un animale o di una persona cara: sono in ballo i sentimenti e quindi è necessario dare legittimità alla propria sofferenza e non svalutarla.

Esatto, la legittimazione del proprio dolore è un punto su cui mi sono particolarmente soffermata. Non esistono dolori di serie A e di serie B, come la società spesso ci suggerisce.Il dolore che proviamo è reale e merita rispetto. Inoltre molto spesso gli animali vengono a rappresentare nelle nostre vite dei veri e propri compagni ed amici fedeli con cui condividere gran parte delle nostre giornate. Con loro possiamo instaurare dei rapporti autentici e profondi. Come si può pensare di non subire un vero e proprio lutto quando siamo costretti a dirgli addio.

Avere coscienza del lutto ci può aiutare a superarlo?

Si, innanzi tutto perché possiamo evitare di sperimentare tutta una serie di emozioni come il senso di colpa o la sensazione di essere stupidi che rallentano tutto il processo di luttoAvere consapevolezza che tutto ciò che stiamo provando è assolutamente normale mette le persone in una situazione di “tranquillità” (per così dire) che gli permette di attraversare tutti gli stadi del lutto, fino ad arrivare ad una migliore elaborazione. Mi permetto però di sottolineare che i lutti non si superano mai, bensì si accettano, si integrano nella nostra storia. Elaborare un lutto non vuol dire dimenticare chi abbiamo perso, vuol dire donargli un posto privilegiato nel nostro cuore.

Altro tema che tu affronti è quello dell’eutanasia in campo veterinario. Per parlarne hai scelto di passare la parola al medico veterinario Agnese Lomanto. Perché?

Il tema dell’eutanasia è un tema veramente delicato e per questo ho deciso di affidarmi ad un parere esperto. “Ma quando capisco che è il momento di lasciarlo andare?”, questa è una di quelle domande che tormentano tutti i possessori di animali che presentano una qualche patologia terminale. I sensi di colpa che spesso questi decisioni possono comportare meritavano davvero una riflessione a parte e parlarne con una veterinaria mi è sembrata la cosa migliore

 Nel tuo libro racconti anche come affrontare la decisione di prendere un altro animale.

Esatto. E’ una decisione difficile e molto personale. Nella mia esperienza ho notato che molto spesso le persone prendono scelte radicali e diametralmente opposte, ho visto persone che il giorno dopo la morte del loro cane sono andati in canile a prenderne un altro, ed ho visto persone che dopo la morte del loro animale non hanno mai più voluto prendere un altro compagno “perché nessuno sarà mai come lui…”.Nel libro spiego come non esista una scelta giusta e una sbagliata. Occorre sapersi ascoltare e sentire quando è il momento giusto. Ma con alcune precisazioni. E’ importante non pensare più o meno inconsciamente di andare a lenire il nostro dolore con la sostituzione di un altro amico peloso. Nessuno ci restituirà ciò che abbiamo perso e nessuno riuscirà mai a sostituirlo. Semplicemente potremo decidere di iniziare una nuova avventura con un altro quattro zampe. Inoltre suggerisco al lettore anche di riflettere bene sulla possibilità che la decisione di non prendere altri animali sia dettata solo dalla paura di soffrire di nuovo dopo la sua perdita. In fondo dalle sofferenze della vita non ci si può sottrarre e non sarebbe giusto precludersi la possibilità di vivere tanti giorni felici con un altro animale solo per il timore di perderlo di nuovo.

A questo proposito mi lego alla tuo blog Amici di Chicco dedicato ai gatti non più “giovincelli”: ricordiamo a chi ci legge ed ama i gatti che vale davvero la pena prendere un gatto anche quando non è più un cucciolino?

Si. Pensate che i gattili sono pieni di mici adulti che attendono una famiglia che li ami per sempre. Inoltre, e ci tengo tantissimo a dirlo, non sempre scegliere di adottare il cucciolo è la scelta migliore che si possa fare. I cuccioli sono molto impegnativi, hanno bisogno di una presenza assidua per farli giocare e possono tendere a sciupare la tappezzeria di casa. E poi non è assolutamente vero che prendere un gatto cucciolo permette di educarlo come si vuole perché i gatti hanno il loro carattere in gran parte dettato dalla genetica e non sono addestrabili come i cani. contrario i gatti adulti sono molto più tranquilli, dormono molte più ore al giorno (adatti quindi alle persone non più giovanissime), e hanno il loro carattere già definito. Aiutati dai volontari delle strutture quindi possiamo già orientarci e in qualche modo chiedere di segnalarci quelli più coccoloni, o quelli più giocherelloni etc.Infine, vi assicuro che anche i gatti presi dal gattile sono capaci di adattarsi ad una vita domestica e sono capaci di essere molto grati e riconoscenti nei confronti del loro nuovi padroni. Per chi ama gli animali, cosa c’è di più bello di sapere di aver salvato una vita?

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Posted by on 17 Gennaio 2014. Filed under Cultura,In primo piano,La Biblioteca di O3. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

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