(Articolo di Gabriele D’Angelo) Firenze – Mi avvio ( n.d.r. ieri pomeriggio per chi legge) verso piazza Ognissanti a Firenze con largo anticipo, per seguire più da vicino il presidio organizzato davanti alla sede del consolato francese da Cgil, Cisl, Uil, Arci e Assostampa toscana, in solidarietà alle vittime dell’attentato alla redazione della rivista satirica parigina “Charlie Hebdo”, nel quale sono state uccise 12 persone.
Il ritrovo è previsto per le 18, il mio arrivo invece avviene almeno 20 minuti prima. Mi aspetto di trovare una piazza semivuota, ancora in attesa di riempirsi. E invece no.
Ciò che vedo, una volta svoltato l’angolo, mi sorprende e mi rende fiero di abitare in questa città: una folla di alcune centinaia di persone si è già radunata davanti al consolato. Faccio un giro veloce intorno alla piazza: molti decidono di rispondere ai kalashnikov dei terroristi armandosi di matite colorate. Altri depositano fiori e accendono candele. Altri ancora alzano al cielo cartelli raffiguranti le vignette più celebri di Charlie Hebdo.
La presenza di almeno tre generazioni di uomini, donne e bambini mi ricorda che la lotta per i diritti e per la libertà non ha età, sesso o religione.
Cerco di cogliere qualche opinione degli organizzatori e dei presenti illustri al presidio. La console francese Isabelle Mallez mi dice che “Ora c’è grande tristezza, ed è ancora troppo presto per parlare”. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi mi spiega che non rilascerà dichiarazioni almeno fino a domani, quando andrà in visita istituzionale al consolato, in compagnia del sindaco di Firenze, Dario Nardella.
Riesco a strappare qualche parola ad alcuni degli organizzatori dell’evento.
Il segretario generale della Cgil fiorentina, Mario Fuso mi parla dei fatti di Parigi come di un vero e proprio “11 Settembre per l’Occidente, l’Europa e la Francia in particolare” da considerarsi “un attacco grave alla libertà di espressione, perché lanciato contro un giornale satirico, simbolo della stampa libera e critica”, aggiungendo poi che “condividere insieme questo momento di difficoltà vuol dire combattere la paura, ed evitare quella scorciatoia che porta a ricorrere alla violenza contro altra violenza”.
Il segretario generale di Cisl Firenze Roberto Pistonina invece, mi spiega che “In un ambito internazionale di globalizzazione dei mercati, bisogna passare anche per una globalizzazione delle culture e delle persone.” Questa non sarebbe ancora avvenuta “anche a causa di alcune politiche economiche e sociali occidentali che vanno a discapito di altri popoli, che non giustificano assolutamente questi fondamentalismi, ma che esistono di fatto e delle quali oggi vediamo le conseguenze.”
La piazza continua a riempirsi di cittadini e di solidarietà. Un bambino mi mostra fiero il suo cartello con sopra la scritta “Je suis Charlie”. Un’ultima fotografia è d’obbligo. Me ne vado con il sorriso addosso, e con la rinnovata consapevolezza che nessun Kalashnikov potrà mai uccidere il libero pensiero.
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