Il segreto della longevità in un rapporto? Essere liberi di affermare la propria individualità. O almeno questo vale per i Subsonica, la band torinese che da 23 anni è una dei protagonisti del panorama musicale italiano.
A dichiararlo sono proprio Samuel e compagni, ospiti al Wired Next Festival 2019 di Firenze per parlare della storia del rock elettronico in un panel a loro dedicato.
L’evento si è tenuto sabato 28 settembre in un Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio gremito di appassionati e fans.
Appuntamento per le 18 ma le prove del sound check, in un ambiente non proprio adatto ad ospitare eventi musicali di questo tipo, e le procedure per far entrare il pubblico hanno fatto slittare l’inizio di una ventina di minuti.
L’accoglienza della band torinese è stata calorosa, con un lungo applauso che ha accompagnato l’ingresso del quartetto nel Salone e gli auguri per Boosta, il tastierista che nei giorni scorsi ha compiuto 45 anni. Poi spazio subito all’intervista condotta da Emiliano Audisio, curatore del Wired next festival, che esordisce proprio chiedendo quale sia il segreto della longevità artistica di questa band.
Era il 1996 quando i Subsonica fecero il loro esordio nel panorama musicale italiano, affermandosi due anni dopo con il primo grande successo dell’album Microchipp Emozionale.
Da allora il cammino di Samuel (cantante), Max Casacci (produttore e chitarrista), Boosta (tastierista), Ninja (batterista), e Vicio (bassista, arrivato nel 1999 a sostituire Pierfunk) ha prodotto in tutto 8 album in studio: Subsonica, nel 1997, Microchip emozionale, del 1999, Amorematico, del 2002, Terrestre del 2005, L’eclissi del 2007, Eden del 2011, Una nave in una foresta del 2014, oltre alla raccolta del 2008 “Nel vuoto per mano 1997/2007, e 8, l’ultimo album uscito nel 2018.
Una musica, quella dei Susbonica, che negli anni si è trasformata, influenzata dai linguaggi musicali più sperimentali a cominciare dalle sonorità elettroniche.
“Abbiamo iniziato giocando con la musica – ha spiegato Ninja, durante l’intervista – All’inizio, quando tutti erano musicisti, noi abbiamo fatto più i DJ. Poi la musica e cambiata e l’elettronica è diventata routine: oggi ci sono più Dj che veri e propri musicisti e noi siamo quindi tornati ad essere musicisti. Incredibilmente siamo ancora di moda.”
Ma qual è il segreto per rimanere insieme per oltre un ventennio? “Dando spazio alle nostre individualità – aggiunge Max Casacci – Ognuno di noi ha propri progetti che porta avanti individualmente e quando torniamo di nuovo insieme a suonare insieme, queste individualità si sommano esponenzialmente”. “L’ultima volta che ci siamo ritrovati, dopo oltre un anno e mezzo nel quale ognuno aveva seguito propri progetti, abbiamo fatto un live streaming ed è stato come se non ci fossimo mai separati ed è stato fantastico” aggiunge Vicio.
Individualità diverse alimentate da influenze musicali diverse, che si riflettono poi nella musica stessa dei Subsonica, come spiega Samuel: si va dai primi album dei Chemical Brothers fino alla musica degli Africa Unite e a Brian Eno.
Spazio quindi alla musica, con quattro brani live eseguiti tra statue e affreschi del Salone dei Cinquecento, mescolando passato e presente: da Le onde, brano dedicato all’amico scomparso Carlo Rossi, e L’incubo, in collaborazione con il rapper Willie Peyote, entrambi brani dell’ultimo album 8, passando da Incantevole, per chiudere con un classico come Tutti i miei sbagli, brano, conclude Samuel “che non possiamo non suonare“.
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