Pisa – Le piazze di Volterra, Pomarance e Montecatini Val di Cecina diventano un teatro a cielo aperto dal 23 al 29 luglio nell’ambito dell’edizione 2012 di Volterra Teatro, a cura di Carte Blanche e sotto la direzione artistica di Armando Punzo.
Il progetto “Mercuzio non vuole morire”, nato lo scorso anno come spettacolo della Compagnia della Fortezza, si trasforma in un evento di teatro di massa, nel quale attraverso varie tappe nelle vie e nelle piazze delle tre cittadine toscane, saranno coinvolte migliaia di persone.
Ad interpretare i personaggi della tragedia di Shakespeare non saranno più solo gli attori-detenuti della Compagnia della Fortezza, ma una folla composta di cittadini di tutte le età, associazioni culturali e sportivi, contrade e rioni storici, musicisti, artisti, cantanti.
Un grande spettacolo speculare a ciò che accadrà nel carcere dove si svolgerà la rappresentazione più “classica” di “Mercuzio non vuole morire – La vera tragedia di Romeo e Giulietta”.
“Vorrei esser capace di far comprendere – spiega Armando Punzo – che si tratta di andare oltre l’idea comune di uno spettacolo da vedere, che bisogna realizzarlo tutti insieme, viverlo dall’interno, da protagonisti. Per far questo chiedo a tutti solo la disponibilità a essere con noi, a scendere tra le strade e nelle piazze per realizzare alcune situazioni molto semplici, ma di grande impatto”.
“Mercuzio non deve morire perchè sono i sogni a non dover morire. Se è la morte di Mercuzio a dare il via alla tragedia di Giulietta e Romeo, per uscir di metafora noi dobbiamo impedire che muoia la cultura per non far cadere nella tragedia tutti noi, tutto il nostro mondo – ha affermato l’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti intervenendo alla presentazione dell’evento – Lo dimostrano i dati che parlano, unico caso in questo momento segnato dalla crisi sociale ed economica, di aumento di consumi nel settore culturale. Perché i cittadini, quegli stessi chiamati ad animare con la loro presenza lo svolgersi degli spettacoli di Volterra Teatro, capiscono quanto conti possedere e fare cultura come risposta a chi invece vuole impoverirli e privarli di un patrimonio storico e sociale che li ha resi tali”.
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