Firenze – La frontiera è quella linea che separa le nostre conoscenze dall’ignoto: lo sa bene il giornalista Roberto Bonzio, che quattro anni fa ha deciso di attraversarla, abbandonando il suo lavoro all’agenzia Reuters, per raccogliere le storie degli italiani emigrati nella Silicon Valley.
E’ nato così Italiani di Frontiera, un sito internet che raccoglie le testimonianze di questi compatrioti: come Fabrizio Capobianco, Ceo di Funambol, azienda della Silicon Valley ma con cuore italiano che si occupa di creare software open source per cellulari, o Luca Prasso, torinese che lavora per la Dreamworks, pioniere della creatività italiana esportata negli Usa.
“C’è bisogno di presentare modelli positivi soprattutto in un momento di grandi cambiamenti come questo – ci spiega Roberto Bonzio – L’idea di questo progetto è nata dalla constatazione che in Italia tutti conoscono Fabrizio Corona ma nessuno o quasi conosce Fabrizio Capobianco: mi sono chiesto che futuro potesse avere un paese cosi?!”
E così Bonzio si è trasferito negli Usa per raccogliere le testimonianze degli italiani all’estero, ma non solo: il progetto si è ampliato coinvolgendo anche italiani che producono eccellenza in Italia, ma che sono riconosciuti più all’estero che in patria. Ne è nata una presentazione di oltre un’ora che mette insieme decine di esempi e che Bonzio ha illustrato in un incontro che si è tenuto ieri presso la sede Audi di via Pratese a Firenze, organizzata dall’associazione Fior di Risorse.
Si parte dall’800 e dalla nascista di San Francisco dove troviamo Amedeo Peter Giannini, che dopo il terremoto del 1906 fonda la Bank of America per aiutare tutti quelli che avevano bisogno di denaro per ricominciare, diventando uno dei più importanti uomini degli Usa, passando attraverso Carlo Gentile, fotografo napoletano divenuto famoso per i suoi scatti sul far west, Federico Faggin padre del microchip premiato da Obama, per arrivare a uomini che non necessariamente hanno dovuto lasciare il nostro paese come la famiglia Olivetti.
“Tutte le storie che racconto hanno in comune la passione, la voglia di mettersi in gioco e il coraggio di sbagliare, elementi che consentono di oltrepassare la frontiera mentale e che sono fondamentali per rendere possibile anche in Italia una Silicon Valley – prosegue Roberto Bonzio – Le idee le abbiamo ma in questo paese persone come quelle di cui racconto le esperienze devono fare il doppio della fatica, perchè sono considerate controcorrente.”
Colpa della sindrome del palio di Siena (non importa che io perda se perde anche il mio rivale), di quella della pastasciutta (in Italia abbiamo tutto il meglio e non occorre andare a vedere cosa c’è all’estero) e del ragazzo della via Gluck (il passato è sempre migliore del presente), che Bonzio illustra in maniera ironica e divertente, senza mai annoiare.
Ascolta l’intervista a Roberto Bonzio
Quella di Roberto Bonzio è un’iniezione di positività e di slancio al fare, di cui in Italia si sente il bisogno. Ma per non parlare solo di esempi lontani eccone uno in carne e ossa: è Laura Lazzerini, presente all’incontro di ieri, 35enne di Livorno, che ha fondato una sua azienda di domotica e dopo essere stata premiata con il Cedia Awards 2011, prestigioso riconoscimento assegnato all’eccellenza internazionale nell’industria dei sistemi elettronici, adesso fa parte proprio del Custom Electronic Design and Installation Association:
Ascolta l’intervista a Laura Lazzerini
Creatività, coraggio e voglia di mettersi in gioco: non stupisce che la presentazione di Bonzio omaggi la figura di Steve Jobs e la sua frase più famosa “Stay hungry, stay foolish” e si chiuda con la massima del filosofo Ralph Waldo Emerson: “Do not go where the path may lead; go instead where there is no path and leave a trail” (Non andare dove ti porterebbe il sentiero, vai invece dovenon ci sono sentieri e lascia una traccia).
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