Firenze – Dopo un anno di lavori è di nuovo agli Uffizi il gruppo marmoreo del Laocoonte di Baccio Bandinelli, copia del gruppo ellenistico conservato ai musei vaticani. In realtà l’opera non aveva mai lasciato la Galleria: durante il restauro il cantiere è rimasto “aperto” schermato da pannelli trasparenti, per consentire ai visitatori di seguire lo stato di avanzamento dei lavori.
Oltre al Laocoonte i lavori di restauro hanno interessato altri due marmi antichi, il Cinghiale – modello per l’opera di Pietro Tacca per il Mercato Nuovo, nota con il Porcellino – e l’Ercole Farnese.
Il Laocoonte di Bandinelli fu danneggiato da un incendio scoppiato nel 1762 e nonostante un precedente restauro la sua superficie appariva, offuscata da strati di polvere e cera che nascondevano le vecchie stuccature e le macchie rosse causate dall’incendio. Prima del restauro sono state effettuate raffinate analisi che hanno consentito di effettuare una minuziosa pulitura dell’opera grazie all’utilizzo del laser.
Tutta l’operazione è stata resa possibile grazie al sostegno economico dell’associazione Amici degli Uffizi e dei Friends of Uffizi Gallery Inc., che hanno contribuito all’intera operazione con un finanziamento di 160 mila euro.
Breve storia del Laocoonte di Baccio Bandinelli
Baccio Bandinelli ricevette l’incarico nel 1520 dalla corte pontificia di realizzare per Francesco I di Francia, una copia dell’originale ellenistico scoperto a Roma sul Colle Oppio, presso le Terme di Tito, il 14 gennaio del 1506. Il Laocoonte di Bandinelli non arrivò mai in Francia; Clemente VII ne fu così entusiasta che lo volle a Firenze, nel giardino di Palazzo Medici, in via Larga. Spostato successivamente nel Casino di San Marco, entrò nella Galleria degli Uffizi nel 1671. L’opera raffigurava il sacerdote troiano che – secondo il racconto di Virgilio – si era opposto all’ingresso a Troia del cavallo di legno lasciato dai Greci di fronte alla città suscitando le ire di Atena e Poseidone. Due serpenti marini lo avvolsero fra le loro spire, uccidendolo insieme ai due figli, e segnando così la distruzione di Troia.
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