Firenze – Un numero di stabilizzazioni troppo basso, un insuccesso della formula del contratto di apprendistato; una permanenza della flessibilità per chi ha contratti co.coc.co. Sono questi alcuni dei dati emersi da una ricerca di Irpet sul lavoro atipico nella provincia di Firenze.
L’indagine telefonica, presentata oggi a Palazzo Medici Riccardi, aveva l’obiettivo di constatare la situazione lavorativa di un gruppo di 1600 persone, tra uomini e donne, avviate al lavoro nel 2005 con formule diverse: contratti a tempo determinato (400), apprendistato professionalizzante (400), collaborazione coordinata e continuativa (400), tempo indeterminato (400).
La ricerca è partita dall’analisi della situazione economica toscana dove tra 2008 e 2009 sono state perse 35.000 unità di lavoro, con una caduta del Pil del 5% e del 14% delle esportazioni.
Per quanto riguardo la provincia di Firenze, le prospettive non sembrano buone: il Pil ha registrato un -4,7% nel 2009, +0,5% nel 2010, +1% nel 2011 con 13mila unità di lavoro perse nel 2009 e ulteriori 9mila in meno nel 2010, mentre nel 2011 si prevede il recupero di sole 4mila unità.
A distanza di 4 anni dall’avviamento al lavoro la situazione per il campione analizzato ha fornito i seguenti esiti: è del 25% la probabilità di essere disoccupato, del 4% di essere inattivo, del 27% di avere un contratto flessibile e del 44% di essere occupato a tempo indeterminato. Inoltre il 50% degli avviati con contratti flessibili e il 31% di chi nel 2005 aveva un contratto “standard”, ha conosciuto un periodo di disoccupazione.
I risultati dell’indagine sembrano mostrare una polarizzazione sempre più accentuata tra gli stabilizzati e un gruppo di “permanent movers” e di disoccupati-inattivi. Insoddisfacente il numero degli stabilizzati mentre sembra essere debole la formula del contratto di apprendistato, che registra un alto numero di abbandoni e che molti vedono come un modo per il datore di lavoro si risparmiare.
Chi ha un contratto co.co.pro sembra destinato a mantenere una certa continuità nella precarietà, soprattutto se donna. Infine i dati confermano che la flessibilità del lavoro sconfina sempre più nella classi di età adulte mentre la disoccupazione non è più un’esclusiva dei precari.
Irpet sottolinea anche il fatto che se la ricerca, effettuata nel 2009, fosse stata fatta quest’anno avrebbe messo in evidenza criticità accentuate: la ripresa inoltre sarà lenta e selettiva mentre appare sempre più necessaria la riforma degli ammortizzatori sociali per garantire un’attività del lavoratore sul mercato anche in periodi di disoccupazione.
In Toscana, nei primi sei mesi del 2010, le ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria sono state oltre 26.700.000, con un incremento di 11 milioni rispetto al 2009. La provincia di Firenze è quella che ha registra il maggior incremento, con oltre 4 milioni di ore in più rispetto all’anno precedente, prima provincia toscana per il numero di ore di cassa integrazione richieste.
I dati sono stati resi noti da Elisa Simoni, nel corso della presentazione della ricerca. “Per intervenire sul problema del lavoro precario chiediamo al Governo tre cose – ha dichiarato Simoni – l’estensione degli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori atipici, l’istituzione di un limite temporale, entro il quale i contratti precari devono trasformarsi obbligatoriamente in contratti a tempo indeterminato e rendere i contratti a termine più onerosi per le aziende. Noi come Provincia faremo la nostra parte, con interventi mirati sui giovani e sulle donne”.
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