(Articolo di Gabriele D’Angelo) Firenze – L’emergenza abitativa è ormai uno dei temi che fa più notizia, sui giornali e in televisione. Specie quando si incrocia con l’immigrazione, altro argomento quantomeno scottante. Ma il diritto alla casa non è uno scoop, bensì uno strumento prezioso e sempre più necessario per assicurare una vita dignitosa a migliaia di famiglie, italiane e non.
La legge di riforma del sistema Erp (Edilizia residenziale pubblica) in Toscana, proposta dalla vicepresidente Stefania Saccardi ed approvata dalla giunta la previgilia di Natale, è ora all’esame del Consiglio Regionale.
Come affermato dalla stessa Saccardi qualche tempo fa, a margine di un’assemblea del Sunia (il sindacato degli inquilini) di Firenze, la riforma aveva l’obiettivo di “riequilibrare alcune situazioni che oggi non sono più attuali”, e di ispirarsi a “un principio di maggiore equità, per evitare gli abusi”.
Sembrava dunque prospettarsi una soluzione soddisfacente al problema dell’edilizia popolare. Ma la “legge Saccardi”, secondo sindacati ed inquilini necessita di ulteriori modifiche. Per questo CGIL, UIL, Sicet CISL, Sunia, Unione Inquilini e UNIAT hanno firmato un documento comune sul tema.
Le obiezioni al testo di riforma sono infatti numerose: in primis, non sono previste risorse finanziarie per sostenere l’ERP, e questo nel tempo comporterà un “aumento dei canoni di locazione”, spiega Maurizio Brotini, CGIL Toscana.
E quando le risorse mancano, la concorrenza può diventare spietata. Tra italiani e stranieri, ad esempio. I sindacati stessi parlano di un rischio di “discriminazione al contrario”, per cui i nuovi criteri favorirebbero i migranti (che rappresentano già il 39% delle domande di alloggi popolari) che esportano i loro guadagni nei paesi d’origine ottenendo un ISEE più basso.
Inoltre la legge revoca il diritto all’assegnazione di case a chi sia proprietario anche parzialmente di un immobile di qualsiasi tipo: ad esempio, aver ereditato metà di uno scantinato può essere sufficiente ad essere esclusi dalla graduatoria.
Infine, come spiegato da Simone Porzio (Sunia, Toscana), “ci sono 1.703 case popolari sfitte, alcune da 7-8 anni, che i Comuni non riescono ad assegnare a chi ne ha il diritto perché sostengono di non avere risorse per ristrutturarli. Questi alloggi sono preda di occupazioni abusive e illegali, alla faccia di chi se ne sta legalmente ad attendere in graduatoria”.
In sostanza la situazione richiederebbe ingenti risorse. Invece, dicono i sindacati, non si prevedono fondi e si tende a snellire le graduatorie restringendo i criteri di accesso. Una strategia al risparmio nella quale non ci sarebbe traccia, secondo i sindacati, di quelle misure annunciate dall’assessore Saccardi.
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